Celebrato a Civitavecchia il 150° Anniversario del Corpo delle Capitanerie di porto, alla presenza del ministro Delrio

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Sono trascorsi 150 anni da quando Vittorio Emanuele II firmava a Firenze il decreto che istituiva il Corpo delle Capitanerie di porto. Era l’anno 1865 e nei giorni scorsi, esattamente il 20 luglio, è stato celebrato l’Anniversario del 150° anno della sua nascita: un secolo e mezzo di storia dalla parte del mare e dei naviganti.

La cerimonia si è svolta presso il Forte Michelangelo nel Porto di Civitavecchia (sopra, nella foto della Capitaneria di porto- Guardia Costiera), preceduta dall’intervento del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Prof. Dott. Graziano Delrio.

Di seguito, il discorso pronunciato dal Ministro Delrio in occasione della celebrazione:

«Un saluto a tutti gli Onorevoli rappresentanti del Parlamento, Autorità civili e militari, Autorità religiose e Autorità di Governo, non solo del presente ma anche dei Governi passati – infatti, mi fa particolarmente piacere vedere in questa occasione anche tanti ex Ministri ed esponenti politici, che dimostrano con la loro presenza un affetto particolare al Corpo delle capitanerie di Porto. Saluto, cordialmente e con affetto, il Signor Capo di Stato Maggiore della Marina e ovviamente l’Ammiraglio Angrisano – perché è stato in questi mesi di inizio del mio lavoro sempre presente, attivo e disponibile.

Credo che la presenza di tutti noi qui sia la migliore testimonianza della considerazione che le Capitanerie si sono guadagnate nel tempo con il loro prezioso operato e dell’affetto che lega il Corpo all’intero Paese. Un omaggio anche alla città di Civitavecchia, alla sua storia ed alla sua tradizione marittima, che ha conquistato importanti posizioni nel panorama marittimo nazionale ed internazionale e che oggi, a pieno titolo, entra a far parte della storia delle Capitanerie di porto.

Ringraziamo di cuore il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che mi ha chiamato poco fa per mandare un messaggio con parole di vivo apprezzamento per il lavoro, la dedizione, il sacrificio che gli uomini e donne della Capitanerie di Porto stanno dimostrando in un frangente così impegnativo per il nostro Paese.
Condividiamo oggi qui l‘emozione di una storia lunga 150 anni: una ricchezza di esperienza, di fatti compiuti e di risultati.
Un grande attaccamento all’Italia, alle sue istituzioni, e a quella Patria che, rispetto a 150 anni fa, è incarnata in modo diverso oggi; è l’Italia della Repubblica e della democrazia, l’Italia dei cittadini e delle cittadine, una nazione europea che vede nella sua posizione nel cuore del Mediterraneo un destino di sviluppo, di crescita e di dialogo.
La storia, scritta giorno per giorno, dalle donne e dagli uomini delle Capitanerie di Porto racconta una grande capacità di interagire con la Patria; con una Patria che continua oltre la fine della terra, in acqua e sull’acqua. Noi siamo Italia anche in mare.
E lì vive, lavora, viaggia, trasporta persone e merci, gode della bellezza del Paese, dei suoi fondali, delle sue coste.
Anche il mare, quindi, è un luogo dei diritti e dei doveri e del rispetto della convivenza e, attraverso la vostra opera, è un luogo in cui la nostra Repubblica si invera.
E’ il luogo della sicurezza e del rischio, della natura e dell’intervento dell’uomo; è purtroppo anche luogo della morte ma anche della vita.
E’ in questo difficile contesto che agiscono le Capitanerie di porto Guardia costiera, in relazione coordinata con le altre forze che operano in mare e sulle coste, tutte accomunate dallo stesso spirito di servizio e dalla capacità di lavorare insieme ad obiettivi comuni, incardinati nella nostra Repubblica e di cui, come rappresentanti delle Istituzioni, siamo grati a tutti voi, alla vostra collaborazione.

Per previsione di legge il Corpo appartiene pienamente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non solo sotto il profilo funzionale, ma anche sul piano organizzativo e in termini di bilancio, e per la vastità di competenze afferisce altresì al Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Politiche Agricole, forestali e della tutela del Mare.
Le Capitanerie di porto – Guardia Costiera svolgono, quindi, con tenace ed appassionato impegno, un ruolo determinante al servizio prima di tutto dell’intera comunità marittima.
E dò testimonianza, in particolare, del rapporto che lega il Corpo alla macchina amministrativa del ministero Infrastrutture e dei trasporti, fatto di numerosissimi quotidiani contatti.
Rapporto che parte da lontano ed è radicato e consolidato, sin da quando il Dicastero ha “assorbito” le funzioni riconducibili alla responsabilità politico-istituzionale di quello che ab origine era il Ministero della Marina Mercantile.

La Sala operativa del Comando Generale – Ammiraglio Angrisano – dove ci siamo recentemente incontrati, è lo specchio della complessità e della vastità del vostro intervento che, quando è necessario per salvare vite, sa guardare anche oltre i quasi 500mila chilometri quadrati di responsabilità Sar:
dal compito quotidiano di soccorso, di controllo, di assistenza alla nostra economia del mare a quello, diventato purtroppo anch’esso quotidiano, di salvataggio delle migliaia di disperati che attraversano il Mediterraneo alla ricerca di condizioni di vita migliori. Tutto questo si legge in una unica mappa.
E’ un compito gravoso ma coronato da risultati che hanno accresciuto la stima del Paese, a livello internazionale, e il senso di fiducia delle cittadine e dei cittadini italiani nei vostri confronti. E di questo permettetemi di essere orgoglioso.

Questi compiti istituzionali che vogliamo ricordare svolti dal Corpo delle capitanerie di porto, coerentemente con gli obiettivi e con le risorse assegnate dal Ministero, sono compiti amministrativi portanti della vita marittima e portuale del Paese – oltre ovviamente alle materie di tutela dell’ambiente marino e costiero e di protezione delle risorse ittiche e biologiche, e che consentono di garantire l’ordinato svolgimento di tutte le attività che hanno nel mare l’unico comune denominatore:
– Innanzitutto, il comando dei porti, primo anello della catena logistica, il cui Corpo, con funzioni di autorità marittima, è il soggetto istituzionale facilitatore dei processi economici legati ai cicli produttivi nei porti. Ha, quindi, il compito di accompagnare il rilancio del sistema portuale italiano, nel più ampio contesto delle iniziative di rafforzamento della competitività e di modernizzazione inserite nel “Piano strategico nazionale della portualità e della logistica” approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 7 luglio. Questo Piano senza la vostra collaborazione – Ammiraglio Angrisano – non sarebbe possibile attuarlo in nessun modo. E’ un Piano che vuole rafforzare l’organizzazione e la consapevolezza politica del Sistema Mare, non come qualcosa che riguarda solo lo sguardo verso il mare, ma che guarda all’interno del nostro Paese, agli interporti, ai distretti produttivi. Un Sistema Mare che sia una forza propulsiva di tutto il nostro sistema economico, sociale e produttivo. Che può fare e vuole fare degli investimenti previsti nei porti una leva di potenziamento di tutta la Penisola, che si estende nel Mare come un grande molo.

– Un secondo compito è lo svolgimento delle funzioni tecnico amministrative (dalla sicurezza della navigazione e dei trasporti, alla formazione e certificazione del personale marittimo).

– In terzo luogo, le funzioni di polizia marittima e polizia giudiziaria in mare, sulle navi, nei porti e sul demanio marittimo.

– Infine, e non da ultimo, lo svolgimento di funzioni operative di protezione dell’ambiente marino, di ricerca e soccorso alla vita umana in mare.

Da questo punto di vista voglio garantire agli uomini e le donne delle Capitanerie di porto che tutti gli operatori portuali sono loro vicini e sono con noi oggi ad esprimere il loro vivo, vivissimo, ringraziamento e la loro fiducia nella vostra presenza costante anche nei prossimi anni.
In questo contesto, vorrei fare il punto, a mo’ di esempio, dell’Operazione Mare Sicuro, a cui fa riferimento il numero 1530, per garantire sicurezza e legalità alla cittadinanza, che in nemmeno un mese dal 22 giugno al 19 luglio, in forza a 3mila donne e uomini, sta dando prova della capillarità di intervento:
– 202 unità di diporto soccorse
– 758 persone salvate tra diportisti, bagnanti e subacquei
– 71.069 controlli effettuati
– 2.212 illeciti amministrativi riscontrati
– 275 notizie di reato, di cui 134 per occupazione abusiva di demanio, cui abbiamo dato particolare impulso – proprio sotto lo stimolo del Presidente del Consiglio e con la grande collaborazione dell’Ammiraglio e del Corpo – per stabilire nettamente il confine tra ciò che è Bene Pubblico, Bene comune, spiagge che possono essere vissute liberamente dai cittadini, e ciò che è il bene pubblico concesso. Ciò che è di tutti, non può e non deve essere occupato abusivamente a beneficio di pochi.

Al di là di Mare Sicuro, che riguarda tutti i cittadini italiani, volevo sottolineare con gratitudine l’azione che riguarda il soccorso di tutti i cittadini del mare, lì dove non c’è passaporto, colore della pelle, lingua o cultura, che possano impedire a un essere umano  di salvare un altro essere umano.
In questa azione – dove la Guardia Costiera svolge ruolo essenziale di coordinamento dei soccorsi, da Mare Nostrum a Frontex, l’impegno nostro è rimasto costante.
Io qui voglio solo ricordare quello che sento raccontare dagli uomini e dalle donne della Guardia costiera, che la stampa italiana e internazionale riporta con racconti efficaci, e che anche io ho toccato con mano, in particolare quando sono stato a Catania il 22 aprile scorso ad accogliere la nave Gregoretti con i superstiti.

Salvare vite umane non è un’azione amministrativa.
Serve professionalità, certezza delle proprie azioni, determinazione, scelte da compiere con rapidità. E sotto la divisa serve cuore e serve coraggio.
Serve avere coraggio quando si va incontro alla paura di chi non sa niente del mare ma lo affronta, come ultima possibilità.
Serve coraggio davanti alla disperazione di chi ha perso tutto. Serve coraggio sapendo che non tutti i tuoi connazionali ti  ringrazieranno.
Serve coraggio anche quando ci si accorge che si voleva fare di più, ma non si è riusciti.
“Restiamo umani”, ha detto sabato scorso il Presidente del Consiglio.
Noi siamo orgogliosi di restare umani: ed è questo spirito – inciso nella nostra Carta Costituzionale – che è incarnato benissimo nelle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, a cui va il nostro immenso ‘grazie’.

Gli eventi di questi ultimi anni dimostrano che il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera è capace di rispondere con grande competenza a una realtà mutevole e non ha paura dei cambiamenti. Non ha paura ad agire con sempre maggior coordinamento, con efficacia, nell’individuazione dei nuovi compiti a cui siamo chiamati.
Il cambiamento non ci spaventa, se abbiamo chiari i nostri orizzonti e i nostri obiettivi.
In tempi di massima e dovuta attenzione al denaro pubblico, esigenza necessaria e condivisa da tutti, la nostra Guardia Costiera è chiamata ad un impegno di massima efficacia, pur essendo – va riconosciuto – già espressione di un modello organizzativo efficiente, che funziona in rapporto alla rilevante e diversificata mole di attribuzioni che svolge.
Quello del cambiamento è un cammino che è intrapreso da tempo, e che non snatura il nostro compito, al contrario lo rafforza: e la simbiosi tra il Corpo e il Ministero delle infrastrutture e trasporti, alla quale lavoriamo ogni giorno, va a conferma di questa volontà di cambiamento e coordinamento con tutte le forze dello Stato.
E quindi nessuna duplicazione o sovrapposizione di funzioni deve esistere: proprio per questo vogliamo indicare, in maniera chiara e compiuta, le prerogative delle singole Amministrazioni che operano nel medesimo ambiente “mare” ovvero indossino la stessa divisa.

Siamo davanti ad una eccellenza della nostra Pubblica Amministrazione – ce ne sono tante, ma questa è un’eccellenza alla quale teniamo particolarmente.
Per attuare la cosiddetta “funzione marittima” dello Stato, intesa come capacità di tutelare gli interessi della collettività legati agli usi civili e produttivi della vita marittima e portuale del Paese, è necessaria una Pubblica Amministrazione in grado di offrire risposte concrete, la cui opera sia qualificante per lo sviluppo e si ponga quale elemento facilitatore di complessi processi produttivi, garantendo quella necessaria cornice di sicurezza e di legalità che rappresenta il fulcro dell’agire di un’Istituzione che deve restituire al cittadino un’immagine trasparente, flessibile ed equilibrata.

La Capitaneria di porto – Guardia costiera potrà, inoltre, contribuire ad una governance più forte e più integrata degli affari marittimi; potrà contribuire allo sviluppo del nostro Paese.
In questo senso, 150 anni di storia ci consegnano oggi una importante eredità per il Paese. Una eredità che è cosa molto diversa da un album dei ricordi. Vorremmo festeggiarne altri 150 di anni così: ne saremmo orgogliosi.
Un’eredità che è un bene che possiamo scegliere di conservare così come è, perché si ha paura di perderlo, magari conservandolo in un forziere, oppure è un bene su cui possiamo investire, perché vogliamo condividerlo e perché vogliamo che moltiplichi le sue potenzialità. Ed è quello che stiamo facendo e che vogliamo fare.  E’ questa disponibilità che ho trovato, Ammiraglio, in Lei e in tutti i suoi uomini e donne.

L’augurio che rivolgo al Corpo in questa ricorrenza è quello di continuare ad interpretare, così come avete fatto finora, il ruolo di componente attiva ed insostituibile della “marittimità” del Paese.
E mi complimento con lei e tutti i suoi comandanti per aver saputo crescere una forza buona, efficace, compatta, di altissimo livello e anche di grande gentilezza, vero punto di riferimento e “presidio dello Stato” di questa grande e unita e unica Repubblica marinara che è l’Italia.
La mia attenzione nei confronti delle Capitanerie di porto – Guardia costiera ci sarà sempre, in ogni circostanza.
Mi permetta di rivolgere quindi – a nome mio personale, del Governo, del Presidente del Consiglio – un sincero ringraziamento a tutte le donne e gli uomini delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, ricordando in special modo tutti coloro che sono caduti nell’adempimento del proprio dovere.
In particolare a coloro, che – anche oggi, anche ora – con sacrifico ed abnegazione, pur con la dovuta fermezza, non fanno mai venir meno il rispetto per la dignità umana e sono impegnati in operazioni di soccorso.
La migliore testimonianza della loro umanità è l’impegno oltre ogni limite che gli equipaggi delle motovedette della Guardia Costiera continuano a profondere per salvare, nelle acque del Canale di Sicilia, migliaia e migliaia di migranti.
A loro va anche oggi il nostro pensiero.
Viva il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera, viva la Marina Militare, viva l’Italia.»

Ufficio Stampa Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, 20-22 luglio 2015)

(EdP-mb)

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