L’Hawker SEA FURY all’aeroporto La Spreta di Ravenna

(Tempo di lettura: 02′:45″)

La lunga storia di questo velivolo, il primo di questo genere a volare in Italia

Testo e foto di Claudio Toselli

Ha toccato, ha toccato…, questo è stato il grido spontaneo quando il potente Hawker Sea Fury proveniente dalla Germania, ha posato le sue ruote per la prima volta sull’aeroporto ravennate di “La Spreta” il 20 ottobre 2020. Un avvenimento importante sia per questo aeroporto un po’ dimenticato, sia per gli appassionati che da tempo attendevano questo velivolo che fa parte della collezione di Stefano Landi  che comprende un Boeing Stearman PT-17, uno Yakovlev Yak 11, un Extra 300 LX e un Maule MX 07, basati sull’aviosuperfice Flyozzano di Ozzano Emilia, in provincia di Bologna.
La “Furia del Mare”, nato da una evoluzione dell’Hawker Tempest, era un caccia imbarcato ad ala bassa prodotto dall’azienda britannica Hawker Siddeley e sviluppato durante la Seconda Guerra Mondiale, anche se entrò in servizio a guerra finita. Il Sea Fury fu l’ultimo aereo da combattimento con motore a pistoni impiegato dalla Fleet Air Arm e il più veloce aereo con motore a pistoni mai prodotto in serie. Propulso da un motore radiale Bristol Centaurus a 18 cilindri caratterizzato dall’impiego di valvole a fodero capace, nelle ultime versioni, di potenze di circa 3.000 hp con elica metallica, a cinque pale e con passo variabile, il Fury era in grado di raggiungere i 730 km/h e armato con quattro cannoni Hispano-Suiza HS.404 Mk.V calibro 20 mm e, nella versione cacciabombardiere, erano previsti carichi di caduta costituiti da razzi e da bombe. Dopo aver partecipato alla Guerra di Corea con la Fleet Air Arm della Royal Navy, il Sea Fury fu in servizio oltre che nella già citata Royal Navy, nella Royal Australian Navy, Royal Canadian Navy e nelle forze aeree di Bruma, Cuba,Irak, Egitto, Germania, Olanda, Pakistan e Marocco.
Questo esemplare servì nella Royal Navy con il codice WJ298 per poi passare all’Aviazione Irakena nel 1952, con il codice 308. Questa forza aerea ricevette una trentina di Sea Fury MK 60 e due biposto T.61 denavalizzati che equipaggiarono il 1° e 7° Squadron della Royal Iraqui Air Force che parteciparono alla prima guerra arabo-israeliana conseguendo, come unica vittoria, l’abbattimento di un B.17 Flying Fortress israeliano. Dopo la radiazione dei suoi Sea Fury da parte Irakena, questo esemplare fu acquistato nel 1979 da due appassionati americani e trasportato a Orlando (Florida) nel 1982 dove successivamente fu riacquistato da Guido Zuccoli, un italo–australiano fondatore del movimento classico e warbird in Australia (deceduto nel 1997 sulla base di Tyndal in Florida a causa di un incidente al suo T-6 appena restaurato), poi trasportato in nave fino a Darwin, in Australia, dove ricevette il codice VH-HFG per poi cambiarlo con quello 308/K della Royal Australian Navy. Dopo le riparazioni dovute a un atterraggio di emergenza, fu esposto nel 1986 alla base HMAS Albatross Nowra, sede del Fleet Air Arm della Royal Australian Navy, durante il 75°Anniversario della Marina Australiana.
Giunto l’anno 1997 l’aereo si trovava alla Classic Aircraft Collection a Toowoomba (Queensland) fino a quando nel 2006 fu acquistato da un collezionista americano e inviato negli Stati Uniti a Ione (California) e ricodificato N97SF dove dopo vari passaggi di proprietà e basi, giunto l’anno 2018 è stato acquistato dal noto pilota acrobatico Stefano Landi e inviato in Germania presso la ditta Meir motors dove è stato completamente revisionato e perfettamente rimesso in condizioni di volo prima di essere trasferito in volo in Italia con il codice D-CRZY però mantenendo nella parte sinistra della fusoliera il 308 e in coda la K caratteristici codici della Royal Australian Navy. Oggi il grande Sea Fury, il primo velivolo di questo genere a volare in Italia, ha trovato casa per ora provvisoriamente sull’aeroporto di Ravenna in attesa che sull’aviosuperfice di FlyOzzano (LIKO) di Ozzano Emilia siano realizzate le strutture adeguate in progetto.

(un click sulle foto per ingrandire)

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